Il giorno sabato 18 aprile 2020, dalle ore 18.20 alle ore 20.00 presso l’Aula A02 dell’Università Pontificia Salesiana, la SSSPC e l’IFREP organizzano la presentazione del volume “Il trattamento dell’invidia nel paziente narcisista. Un modello di lavoro” a cura di Antonella Liverano e Beatrice Piermatini, con presentazione e conclusioni di Michele Novellino, edito da Franco Angeli. Il saggio sarà presentato dalle prof.sse Susanna Bianchini e M. Gioia Milizia.
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Di seguito, un breve estratto dalla presentazione:
L’opera delle colleghe Liverano e Piermartini merita un caldo benvenuto sia nella comunità degli analisti transazionali sia in quella più vasta degli psicoterapeuti tutti.
Nella prima comunità, questo saggio introduce, per la prima volta in modo organico, l’argomento, affascinante e scottante allo stesso tempo, dell’invidia nel setting terapeutico. Nella letteratura analitico-transazionale, molte emozioni sono state studiate secondo l’apparato teorico berniano: rabbia, paura, tristezza, vergogna, senso di colpa: non l’invidia.
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Questo libro si colloca dunque esplicitamente nell’alveo psicodinamico dell’analisi transazionale. D’altro canto, come si potrebbe affrontare in modo serio un argomento quale l’invidia prescindendo dai meccanismi inconsci che la motivano? Le autrici, nell’intento di accogliere la presenza di questi ultimi all’interno di un metodo rigorosamente clinico, si rivolgono a uno dei concetti cardine della teoria berniana, quello di copione psicologico, per esplorare un quadro psicopatologico che ben caratterizza il fenomeno invidioso nella sua, oserei dire, “purezza”: il Disturbo narcisistico di personalità. In tal modo, Liverano e Piermartini ancora rispettano Eric Berne nelle sue linee guida metodologiche laddove egli, psichiatra oltre che psicoterapeuta analitico, stabilisce nel processo diagnostico una delle fondamenta del lavoro del “vero” analista transazionale.
Le due autrici vanno ben oltre l’inquadramento metapsicologico e diagnostico dell’invidia, fornendo al lettore un percorso metodologico su “come” affrontare il fenomeno invidioso.
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Questa pubblicazione rende evidente la passione nutrita per un argomento di per sé ostico, e quindi a lungo evitato, ma anche il lavoro certosino fatto per fondarlo su di una vasta matrice bibliografica.
Considero, infine, l’opera anche una boccata di aria fresca, come si suole dire, in una fase storica nella quale la psicoterapia tutta si trova ad affrontare le enormi pressioni sociali a “verificare” la sua efficacia e la sua scientificità, intento di per sé lodevole e necessario, perseguito attraverso la verifica di protocolli basati su criteri di “brevità” e “sintomatologia” circoscritta.
Lo psicoterapeuta viene riconosciuto come efficace se si occupa di uno stato ansioso circoscritto, focale quindi, e non se si dedica a meccanismi inconsci che ancora più dell’ansia possono devastare la vita di un paziente?